LEL Ok/Ko

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  • 19/08/2017
  • Antonio Corte
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Le lunghe fino ad oggi mi hanno sempre attratto come un magnete attrae il ferro e questa over 1400 ha molti motivi per avere unito 1500 ciclisti provenienti da tutto il mondo ad iscriversi.

“Ok”, una randonnèe organizzata molto bene dalla UK Audax, non riesco trovare sbavature dalla partenza fino quasi* alla fine. La registrazione del sabato è avvenuta senza attese e code eterne come pure la consegna delle cose acquistate precedentemente online, insomma già dalla vigilia si respirava un’aria di serenità e cordialità che veniva trasmessa dai responsabili della corsa e dai volontari provenienti da molti paesi. Domenica ore 15.00, si parte, dal primo all’ultimo controllo (che sono riuscito fare) ho sempre trovato delle persone gentilissime e disponibili, cibo sempre in abbondanza, sebbene questo non fosse di mio gusto e nemmeno ben tollerato dal mio stomaco, le docce che ho fatto le ho sempre trovate calde con il servizio di asciugamano a disposizione e pure un materassino dove dormire (mai riuscito a dormire**) posizionato all’interno di palestre attrezzate senza aspettare il turno come successo in altre manifestazioni. Cosa altro dire della Audax inglese, bravi, molto bravi. 

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Il percorso, bello a tratti spettacolare, pochissimo traffico pedalando nelle ciclabili e attraversando paesini sperduti fra le colline immersi nella tranquillità più assoluta, rispetto assoluto degli automobilisti nei confronti dei ciclisti più ancora che in Francia. Per chi ama pedalare immersi nella pace e nella natura questa è stata la corsa ideale. Allora perché questo ko, leggendo quello che ho scritto sembrerebbe che i chilometri passassero veloci e senza fatica alcuna, ahimè così non è stato. 

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“Ko”, una premessa la devo fare, le over 1200 come fino ad oggi io le ho interpretate, non si possono fare. Lasciamo da parte la PBP che è una corsa fra tutte “facile” e se non si ha la voglia di rincorrere il tempone la si può affrontare con qualsiasi bicicletta anche arrivando in non perfetta forma fisica all’evento, qui, come anche alla 1001M, bisogna arrivare al top della forma, serve partire con una bicicletta molto leggera, ricordo che qui c’erano a disposizione due bag drop capienti che davano la possibilità di cambiarsi spesso inoltre i controlli dove si poteva mangiare non erano mai distanti uno dall’altro più di 100 chilometri (la maggioranza 60/80 km.) e ad ogni controllo ci stava l’assistenza meccanica gratuita. Credo anche che in questo tipo di corse sia importante pedalare in solitaria, serve ottimizzare al massimo le energie quando ci sono e riposare quando non si riesce più ad andare avanti per la fatica accumulata e questo quando si pedala in compagnia diventa difficile perché le esigenze dei vari componenti del gruppo non sono mai uguali. 

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Amo pedalare, anche in manifestazioni difficili, in totale autonomia pertanto sono partito senza sfruttare i bag drop, troppi attrezzi, troppo cibo, troppo di tutto, totale bicicletta 24 chilogrammi (errore n. 1).

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Di norma parto senza interessarmi molto del percorso senza informarmi su cosa mi possa aspettare durante le corse, da quello che avevo letto mi sembrava aver capito che le strade, a parte ad avere un asfalto assai rugoso, fossero dei lunghi sali scendi continui tipo la PBP, purtroppo così non è stato. Sali scendi continui c’erano ma tranne poche salite che ci hanno portato alla quota massima di 600 metri, tutto si correva in salitelle da 200/300 metri a volte con pendenze importanti con relative discese, praticamente non si riusciva prendere velocità in discesa e le mini salite non davano tregua ai muscoli (errore n. 2).

Correre per un giorno sotto una cascata di acqua è dura, non impossibile ma pedalare per giorni durante giornate frammentate da piovaschi e vento con temperature che saltano da 8° in notturna (recepita 3° causa umidità) a 18° (percepita 22°) rende ancora più difficile capire come vestirci. Il vestirsi e spogliarsi di continuo serve solo a perdere tempo prezioso destinato al riposo. Credo che la cosa migliore sia vestirsi molto leggeri e restare coperti con l’anti acqua aprendolo e chiudendolo in base alla temperatura per tutto il periodo della corsa (errore n. 3).

A volte crediamo di essere macchine perfette ed indistruttibili ma conoscendomi qualche riparazione mi avevo portato appresso, di tutto avevo dentro le borse, una farmacia ambulante, sali minerali, vitamine, antidolorifici, antinfiammatori, creme e cremine ma cappero la cosa che mi serviva di più non l’avevo. Avere a disposizione dei fermenti lattici sarebbe stato ideale, il cibo*** (quando si ha fame si mangia tutto), lo stress fisico e gli sbalzi di temperatura sono andati ad intaccare forse la cosa più delicata in quel momento del mio organismo (errore n. 4).

Se ci sta una cosa a cui tengo in maniera maniacale è quella d’avere le tracce del percorso e tempi sotto controllo avvalendomi dell’elettronica, devo sapere dove sono in qualsiasi momento per sapere se con la tempistica sono in corsa o meno. L’acqua è la nemica n. 1 dei contatti e con l’acqua sono riuscito bruciare due cavi di alimentazione dell’Iphone pertanto telefono ko dopo metà corsa, il Garmin, sia il mio che quello di Giancarlo dopo Edimburgo con la prima traccia di ritorno ha dato di matto portandoci ad un piccolo errore di 30 km. oltre il dovuto. In quel momento aver avuto lo smartphone dove avevo tutte le tracce caricate sarebbe stato di grande aiuto recuperando più di due ore perse (errore n. 5).

L’inesperienza porta a sbagliare e qui di errori ne ho fatti troppi, dopo 72 ore di viaggio e 940 km. percorsi, la resa. Non ero fuori tempo ma sapevo e ne ero certo che per fare i restanti 500 km dovevo riposare, tanto, troppo e questo mi sarebbe stato decisivo per non arrivare al traguardo entro i limiti. Queste sono corse (gare) che non perdonano, serve arrivare preparati in tutto e per tutto, si corre contro un avversario invisibile, il tempo. Probabilmente questa sarà l’ultima mia lunga. Sarebbe bello che in queste corse ci fosse il tempo come dice il buon Giancarlo di fermarsi, bersi una birra, fermare e catturare con uno scatto il bello che vediamo dei posti a noi sconosciuti dove pedaliamo. Siamo costretti a correre di giorno e di notte a volte in mezzo al nulla, il buio, la solitudine, la fatica, la paura che arriva quando l’adrenalina si esaurisce e torni a pensare con una mente lucida. Queste sono randonnèe.

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Per quel che può servire vado a scrivere un piccolo vademecum per chi volesse affrontare fra quattro anni questa meravigliosa manifestazione.

Partite con un discreto allenamento, non serve essere degli iron man ma serve allenarsi su percorsi ripetitivi di sali scendi continui con rampe brevi anche importanti pertanto allenamenti da passisti servono assai poco. Qui per arrivare dentro i limiti si devono percorrere giornalmente almeno 300 km. dove non si riesce a tenere un ritmo di pedalata decente. La bicicletta deve essere leggera, molto leggera, una borsa centrale o una piccola al posteriore e una al manubrio dove farci stare un cambio e l’anti acqua, batterie e nient'altro. Sfruttare i bag drop inserendo in essi due ricambi, uno da utilizzare al momento e uno da portarsi appresso ed eventualmente delle batterie di ricambio. Le ore di luce sono molte, si riesce vedere senza faro tranquillamente dopo le 21.30 e alle 5.00 del mattino già si può spegnere. Posizionate il primo bag drop dopo 500 km. e l’altro dopo 1000 km. Calcolate che vi fermate ai controlli 4/5 volte al giorno pertanto cibo ne trovate a volontà. Attenzione non ci sono fontane pertanto per chi esige molta acqua serve avere almeno 2/3 borracce di scorta fra un controllo e l’altro. Non serve portarsi ricambi meccanici in genere oltre la consuetudine. Quando si ricaricano gli apparati elettronici, umidità ed acqua non perdonano. Credo che assumendo dei fermenti lattici prima e durante la corsa questi possano aiutare notevolmente all’esito finale. Buona corsa a tutti. 

*Non avendola finita era giusto scrivere “quasi”.

**Mai dormito causa dolori articolari, probabilmente un letto avrebbe risolto parecchio.

***Quando si va all’estero sempre meglio portarsi appresso dei fermenti lattici, cibo non cattivo ma molto speziato.