Ore 4.15, la sveglia suona ed inizio a prepararmi per il giro in bicicletta in questa giornata che si preannuncia caldissima e afosa. Oggi non pedalo da solo e come d’accordo alle 5.30 passo a prendere Paolo. Con la A4 arriviamo a Desenzano e da lì dopo pochi chilometri la destinazione di partenza, Salò. Lasciamo l’auto in un piccolo parcheggio residenziale e alle 7:10 partiamo in direzione Gargnano. La giornata è già molto calda e la prima salita che iniziamo a fare verso il secondo lago del percorso la affrontiamo con una pedalata moderata, anche perché il panorama che ci viene offerto, sebbene l’afa tolga visuale nella lontananza, resta sempre incantevole.
Dopo Navazzo tenendo la provinciale 9 iniziamo a vedere la parte terminale del torrente Toscolano che, a monte della diga va a formare il Lago di Valvestino, la diga Enel ha una importanza notevole per gli abitanti a valle perché riesce a soddisfare energicamente oltre ventinovemila famiglie e durante i vari periodi dell’anno, in base alla portata d’acqua del torrente si vede spesso cambiare il livello del bacino.
Questa è la zona dove più di cento anni fa c’era il confine fra l’Italia e l’impero Austro-Ungarico, ancora adesso quando l'Enel effettua le manutenzioni alla diga facendo così scendere l’acqua dell’invaso si vedono affiorare dal lago le mura della vecchia dogana.
Siamo a quota 500 m slm e la strada che costeggia il corso del torrente è molto bella da pedalare, molto particolare questo tratto d’asfalto perché si corre su un sale e scendi leggero ma continuo, su una via molto tortuosa passando per tre ponti l'offerta panoramica è molto bella.
Al 36° chilometro si arriva al bivio che indica a sinistra Capovalle e a destra Cima Rest 10 km., Strano vedere la doppia indicazione per Idro, noi girando a destra continuiamo la strada per Cima Rest. Salita tutta pedalabile immersa nella natura ed in assenza di traffico, si arriva a Turano e poi il paese di Magasa dove poco prima troviamo l’indicazione in un piccolo e stretto tornante a destra per Cima Rest.
Cima Rest è a quota 1208 m. slm ed ha la particolarità di avere delle abitazioni assai curiose, alcune case in questo posto hanno il tetto coperto di una paglia pressata.
Scendiamo al piccolo borgo sottostante, Cadria, una bomboniera, poche case tenute bene dove la strada finisce.
Caratteristica la fontana con la targa in pietra “1914 Impero Austro-Ungarico” dove sgorga un’acqua freschissima e buonissima.
Risaliamo nuovamente a Cima Rest e qui ci fermiamo a bivaccare in un ristorante-chalet accogliente e molto bello dove la sosta diventa piacevole al punto che non ci accorgiamo del trascorrere del tempo e bisogna riprendere di gran lena la marcia.
Qualche foto ancora e ripartiamo per continuare il viaggio, dopo poca discesa ritroviamo il paesino di Magasa che prima non avevamo visitato, obbligatorio fermarsi, troppo bello, qui sembra che il tempo si sia fermato un centinaio di anni fa.
Sbagliando la discesa siamo tornati nell’incrocio che avevamo preso prima mentre dovevamo, una volta arrivati a Turano, girare a destra per i paesi di Persone e Moerna.
Dal bivio che ci riporta dentro la SP58 si inizia a salire ancora fino ad arrivare a Capovalle, Passo San Rocco.
Una discesa molto veloce corsa su una strada larga e ben asfaltata fa vedere nel contachilometri velocità che raramente si vedono in bicicletta, serve fare molta attenzione perché è molto facile arrivare ai tornati con pochi metri a disposizione per la frenata inoltre nella discesa si può godere di un panorama unico con il lago ben visibile sotto di noi, il Lago d’Idro, il gioiello della val Sabbia, il terzo lago di oggi.
Idro paese, poi a fondo valle Pieve Vecchia e da questa località risaliamo il lato sinistro del lago, una strada abbastanza trafficata anche da mezzi pesanti pertanto serve correre con cautela tenendo la destra stretta nella carreggiata.
Dopo dieci chilometri passando per Anfo avendo sempre il Lago d’Idro a fianco passiamo Ponte Caffaro e qui giriamo a destra appeno dopo il ponte, poche centinaia di metri e troviamo il fiume Chiese dove si inizia la ciclabile che parte dividendosi in due rami, Storo Ovest e Storo Nord-Est, la tratta stradale poco trafficata corre a lato della Storo N-E. Pochi chilometri di ciclabile ed uscendo al ponte sul torrente Palvico iniziamo a salire per la SS240 direzione Passo d’Ampola dove a circa metà di questa salita troviamo la cascata del Palvico. Nel salto il torrente forma una piccola pozza di cristallina e limpida acqua fresca dove, dopo aver parcheggiato la bici sono sceso verso la riva per immergere subito i miei piedoni gonfi e doloranti causa il calore elevato. Paolo dal bordo strada mi osserva stranito, ancora non sa che nel mondo randonneur si deve fare di necessità virtù, forse un giorno vedrò pure lui fare una cosa simile, naaaaa :-). La salita che porta al passo è tutta pedalabile, senza strappi, l’altimetria accumulata fino ad ora ed il caldo molto umido della giornata fa però sembrare la pendenza ben più dura. Anche Ampola ha il suo specchio d’acqua ed è questo il quarto lago del tragitto. Tutta discesa, leggera ma discesa, ci serve per asciugarci dal sudore e per rilassare un poco i muscoli.
Il Lago di Ledro è il quinto e ultimo lago che passiamo oggi, un traffico sostenuto a causa del turismo si nota, vero che siamo il primo di agosto pertanto è giusto vedere molti villeggianti, questi per lo più sono stranieri provenienti dal nord Europa. Il Lago di Ledro è molto bello, uno specchio d’acqua dove ci si può rilassare, la riva nord-est si corre tramite la statale mentre nel lato sud-ovest passa una ciclabile molto bella che parte più a monte dal paese di Bezzecca con un piccolo tratto di sterrato ben battuto praticabile anche con biciclette da corsa. Sebbene sia considerato un lago di montagna, di refrigerio oggi non riusciamo a percepirne. Qui sulle rive del Lago di Ledro abbiamo fatto la seconda sosta, una buona focaccia accompagnata da un bel boccale di birra, ci voleva.
Scende ancora la strada e prima dell’ingresso della galleria, dove è vietata la circolazione alle biciclette, teniamo la destra sulla vecchia strada del Ponale, che ci farà scendere a Riva del Garda passando alla fine per circa due chilometri di sterrato. Qualche tornante a scendere, un panorama mozzafiato toglie gran parte della stanchezza. Ad un certo punto della strada del Ponale si arriva ad un bivio dove c’è un manufatto di metallo, prendendo la strada a destra si sale su una via stretta, a tratti asfaltata male ma praticabile anche con bici da corsa, in costa alla collina il panorama che si vede è indescrivibile fino a quando si arriva al borghetto di Pregasina. Nella piazzetta centrale si trova una grande fontana con l'acqua che sgorga di continuo mentre pochi metri più sotto prima di entrare in paese troviamo un bar ristorante dove potersi fermare per ammirare il lago dall'alto, attenzione la strada finisce pertanto si deve scendere al punto del manufatto che abbiamo trovato precedentemente. Oggi non siamo saliti a Pregasina, località che avevo già visitato tempo addietro ma sicuramente ci ritornerò con più tempo a disposizione in futuro. Riprendiamo la Ponale e poco dopo nella ciclabile troviamo un piccolo bici grill dove ci si può fermare per una pausa con vista Lago dall’alto. Primo problema di giornata, non capivo cosa fosse quello strano vocio che sentivo durante la discesa nello sterrato, la risposta e arrivata quando il mio compagno di viaggio mi ha raggiunto. Conoscendo la riluttanza di Paolo per gli sterrati e le strade dissestate, non essendo ancora un randonneur perfetto, scendendo per l'impervia strada mi inviava, in modo bonario, una caterva di imprecazioni per avergli fatto fare quel percorso panoramico ma molto accidentato, facile sicuramente per una MTB ma a tratti problematico per una bicicletta da corsa, tratto di strada unico per passare con le bici dal Ledro al Garda, tratto di strada che adesso è in manutenzione e che sicuramente, visto la percorrenza giornaliera dei ciclisti e dei pedoni andranno a sistemare, speriamo presto.
Riva del Garda, appena scesi in statale facciamo subito alcune gallerie in direzione Limone, qualche chilometro e alla sinistra entriamo nella nuova ciclabile sospesa, da poco inaugurata.
Subito dopo la bellissima Limone e girando a destra si inizia a salire verso le frazioni di Tremosine.
Una salita sempre a doppia cifra con tratte al 14% fino ad Ustecchio e Voltino, maledizione quasi 500 m. di dislivello in quattro chilometri. Paolo, sebbene con molta fatica è salito senza mai fermarsi fino alla chiesetta dove un ringraziamento al Santo patrono del posto l’avrà pure fatto mentre io, con grande difficoltà nel salire ho dovuto fare due pit-stop, uno su una fontana mi sono letteralmente immerso con le varie parti del corpo dentro l’acqua fresca ed uno poco prima dello scollinare per riprendere fiato dopo aver visto la Madonnina con i relativi Santi che sogghignavano vedendomi soffrire in tal modo. Alla sommità del colle agganciato Paolo la terza ed ultima pausa di giornata, birretta e gelato, ci volevano proprio.
La speranza di avere finito di pedalare ancora in salita è durata poco, a Vesio si arriva veloci percorrendo un falsopiano mentre per arrivare a Voiandes serve ancora salire, questi borghi di Tremosine sono molto belli ma la stanchezza che iniziava a farsi strada ci toglieva un poco il piacere dei panorami che il mattino molta più gioia ci aveva dato. Cà di Natone, Prabione e poi Tignale, un continuo salire e scendere che alla fine della giornata ci fa accumulare, con tredici ore totali fra pedalato e pause varie, 193 km. con oltre 3600 m. di dislivello.
Dopo Tignale per completare il percorso dovevamo stare leggermente in quota passando per Muslone, Villa, Cecina e Maderno ma visto l’ora tarda ed aver sentito per telefono le donne a casa, che giustamente preoccupate qualche imprecazione ci hanno inviato, abbiamo percorso gli ultimi chilometri fino a Salò correndo sulla strada del lungo lago accompagnati dall’ultima luce del sole che stava oramai facendo capolino dietro alle colline che avevamo percorso al mattino. Al parcheggio non siamo arrivati stanchissimi, percorso e dislivello certamente sono stati importanti ma quello che ha fatto sentire di più la fatica e stato soprattutto il caldo umido con le temperature che in certi frangenti della giornata non davano tregua con difficoltà nel respirare e di conseguenza nel pedalare. Un viaggio bellissimo, posti incantevoli dimenticati dal tempo dove poter ancora pedalare senza lo stress del traffico di tutti i giorni. Un percorso consigliato a chi è abituato macinare strada sopra alla propria due ruote, da fare senza fretta magari verso fine primavera, fine estate o inizio autunno.
Buon viaggio a tutti.
Distanza 186 km. - Dislivello 4380 m. - Link percorso