Nel 2014 e ripetuta poi nel 2015 corsi fra le colline e montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano la 400 chilometri valida per la qualificazione alla Paris-Brest-Paris 2015, le prime vere lunghe pedalate, ancora con poca esperienza ma tanta voglia di viaggiare. Dopo cinque anni ritorno a pedalare su queste strade, non più come randonnèeur ma come viaggiatore in E-Bike.
Vado a fare alcune precisazioni sul mezzo che normalmente uso nei miei tour, l’autonomia che ho a disposizione con la batteria montata nella mia Gravel E-Bike è di circa 170/190 chilometri con un dislivello che può variare dai 3000/4000 metri totali, naturalmente con un uso del motore che mi consente di viaggiare ben oltre la velocità di crociera di un ciclista ben allenato. Quando preparo i vari percorsi non vado eliminare dall’interno della traccia eventuali tratti di strada a fondo sterrato che in fase di corsa saranno verificati ed eventualmente modificati se troppo impegnativi dal percorso Gravel e tolti dalla traccia Road. Il chilometraggio non elevato di oggi può essere forviante nel computo del tempo di pedalata, devo avvisare che questo percorso non permette di tenere una velocità media decente, le strade con i sali e scendi continui diventano molto impegnative anche per ciclisti allenati, salite brevi ma spesso con pendenze a doppia cifra ideale per gli amanti della salita.
Parcheggio il veicolo nella grande area cimiteriale di Sasso Marconi e dopo lo scarico della bicicletta ed ha prestarmi al solito rituale di vestizione da bikeman salgo in sella ed inizio il giro di oggi.
Solo otto chilometri la distanza fra Sasso Marconi ed il centro abitato di Marzabotto, ci si arriva tramite la SS 64, mi sgancio dalla statale passando attraverso il Reno, Lama di Reno, Pànico, Canovella e poi tramite una stradina stretta in una ripida discesa arrivo al Ponte delle Streghe, il ponte sarebbe pedonale ma piano, piano senza intralciare i pedoni riesco a passare senza alcun problema. Che dire, il ponticello sul Reno è veramente bello, strettissimo e sia a monte che a valle del corso d’acqua la foto diventa obbligatoria.
Per pochi metri ritorno a pedalare nella statale ma a Pian di Venola ripasso per la terza volta il fiume Reno ed inizio a salire e scendere, salire e scendere, salire e scendere, una interminabile strada con un fondo misto di asfalto vecchio e sterrato pulito mi porta fino alla località di Tudiano passando davanti all'oratorio risalente al XII secolo.
Molte delle località che vado a citare non sono sempre dei paesi o borghi, spesso sono solamente dei piccoli gruppi di case al ridosso della carreggiata di pedalata. Poggio –Nadia, Cà Benassi, ed arrivo a Grizzana Morandi, pedalo sempre con una altimetria collinare dai 350 ai 600 metri di dislivello all’ombra di castagni, ghiandaie e querce. Montecauto Ragazza e Marzolaro, lascio la SP 73 giro a destra, una strada in mezzo al nulla, immerso nella natura con un traffico veicolare praticamente inesistente, una sensazione strana, la solitudine totale potrebbe portare a qualcuno anche un pochino di ansia, consiglio d’avere a bordo tutto l’occorrente per la riparazione dalle eventuali plurime forature. Pedalo per pochi chilometri con a destra il torrente Limentra, dopo Carpineta lo oltrepasso e costeggiandolo alla mancina arrivo al lago di Suviana, quota 465 metri.
Tengo poco la riva del lago perché inizio a salire verso la prima cima, 900 metri di quota la strada corre sotto il monte Baigno per poi scendere verso il Lago di Brasimone, la strada ben asfaltata corre vicino alla riva di questo lago artificiale, siamo sempre sopra gli 800 metri di quota.
Castiglione dei Pepoli, Cà di Landino e Roncobilaccio, da qui si risale verso il secondo 900, Passo della Futa. Tramite la SP 59 corro sulla parallela del passo, pedalando su questa provinciale elimino molto traffico motociclistico ed inoltre passo davanti al grandissimo cimitero militare germanico della seconda guerra mondiale, apprezzabile la visione del monumento.
Si corre sempre su quote collinari, vedo la cartellonistica che mi indica il cambio di regione e di provincia e dopo la discesa al bivio che mi porterebbe a Fiorenzuola proseguo per pochi metri per poi svoltare a sinistra pedalando nella SP 503, attenzione, qui la strada in salita, ben asfaltata e larga è zona franca per i motociclisti che tutto sommato li ho visti pure disciplinati. Una strada anomala, non so se per la larghezza della carreggiata, per il nuovo asfalto nero o per i tratti a volte diritti ma ad un certo punto ho la sensazione di correre quasi in un falsopiano, il problema è che la bicicletta non corre, un attimo, un brivido, “goffuso el motor” (ho fuso il motore), poi abbasso lo sguardo per leggere i dati del Garmin e vedo pendenza 12%, pazzesco e stranissimo.
Arrivo a Pagliana ed inizio a pedalare su una strada inizialmente asfaltata per poi diventare sterrata, quattro chilometri ed esco nel paese di Pietramala a quota 720 metri, la zona non mi è nuova, i ricordi mi portano indietro di cinque anni durante la 400 km, a memoria la strada è la stessa e qui ci stava un bar ristorante dove al tempo in una giornata calda e afosa mi fermai per un lungo ristoro idratante. Il locale ancora esiste il che, visto l’orario, mi fermo nuovamente per ristorarmi, questa volta l’idratazione l’apporto con una bella birra fresca che accompagna un mega panino prosciutto e formaggio. Sulla traccia Road per arrivare a Pietramala arrivati a Pagliana anziché girare a destra si va sempre diritto sino al bivio ed a destra si prende la SS 65.
Dal bar basta un chilometro per arrivare all’ultimo 900 di giornata, il passo della Raticosa, nella giornata di sabato nel piazzale ampio che costeggia la strada ci saranno state non meno di trecento moto con relativi motociclisti allorché documentandomi ho letto che questo passo è considerato il paradiso dei motociclisti, ecco spiegato il perché di tante due ruote più o meno rumorose.
Inizio la discesa fino a Montalbano, destra direzione Frassineta, Malalbergo e Molino della Pergola, sino al paese di San Benedetto del Querceto corro con il torrente Idice a destra, Quinzano, Fornace di Zena, Zena e Pianoro Vecchio, tutti questi nomi sono relativi a piccoli paesetti o agglomerati di case sempre su strade con pochissimo passaggio di autoveicoli. A Pianoro Vecchio costeggiando il torrente Savena arrivo a Pianoro ed a Pian di Macina giro alla rotatoria a sinistra sulla strada del ritorno.
Ancora dieci chilometri, ultima piccola salita per poi scendere, oltrepassare per l’ennesima volta il Reno e rientrare a Sasso Marconi dove ritrovo il Caddy. Oggi credo di non avere mai visto tratti di strada in pianura.
In questa giornata di inizio autunno devo dire che mi sono divertito molto, posti incantevoli, il pedalare in solitaria mi ha entusiasmato, le colline bolognesi e l’appennino Tosco-Emiliano danno modo di correre immersi nella natura ed i panorami sono veramente belli. Quasi 160 km con oltre 3700 metri di dislivello, sebbene non ci si alzi molto di quota questo percorso può essere pedalato anche in estate inoltrata visto che si corre molto spesso su strade alberate e parecchio in ombra pertanto il periodo migliore va dalla fine primavera all’inizio autunno. Essendoci strade in ombra o l’intera carreggiata coperta da alberi serve stare attenti nelle discese quando la strada evidenzia tratti di umidità, altra cosa molto importante è l’approvvigionamento idrico, a differenza delle montagne Veneto-Trentine dove si trovano fontane ad ogni paese ed il problema del ricarico d’acqua non sussiste, in questa parte dell’appennino non ho visto alcuna fontana, non solo, per chilometri e chilometri non si trovano nemmeno dei bar pertanto consiglio di portarsi, oltre le due borracce piene una eventuale bottiglietta d’acqua in aggiunta, solamente dopo aver passato l’ultimo valico ho visto una piccola bocca d’acqua che usciva dal fianco strada.
Causa del Covid-19 in questo 2020 non sono riuscito ad organizzarmi e portare a termine molti viaggi interessanti e questo di oggi, visto la stagione fredda che inizia a farsi avanti e le giornate sempre più corte, è l’ultimo per quest’anno. Nel prossimo anno, salute permettendo e con l’update batteria che farò alla KM940 Omnia-X ho già tracciato dei tour molto interessanti con chilometraggi che potranno superare i duecento chilometri e dislivelli che andranno oltre i 4000 metri, sempre da pedalare, per i ben allenati, nell’arco della singola giornata.
Distanza 153 km - Dislivello 3620 - Link percorso