Route Five, 07/05/21: Cutter-Less
Cutter-Less, naturalmente ho avuto un buon motivo per titolare questo giro fra le strade della Lessinia in questo modo, se si nota nella mappa il disegno della traccia forma proprio la sagoma di un normale taglierino, inoltre sempre nella mappa si vede che il percorso va a tagliare di netto la Lessinia da nord a sud ecco spiegato il titolo del post. Per chi volesse affrontare questo percorso consiglio l’utilizzo di una bicicletta gravel che permette una pedalata più agevole nelle tratte di sterrato. In certi brevi frangenti vado a ripercorrere strade già pedalate, l’utilizzo delle stesse vie mi viene utile per spostarmi fra zone ed aree a volte vicine ma non ancora pedalate.
Oggi parto da Montecchia di Crosara, paese collinare della val d’Alpone, la direzione è nord. Non utilizzo la SP fino ad arrivare a San Giovanni Ilarione e mi trovo già all’interno della zona denominata "Parco naturale della Lessinia". Pochi metri di provinciale poi giro a sinistra e pedalo su una via secondaria parallela alla SP che mi fa arrivare a Bolca. Seguo la segnaletica che mi indica la via per Campofontana. Quasi 1200 metri di quota, una foto al parrocchiale e poi giù a sinistra dove, dopo una leggera discesa, arrivo al bivio che mi porterà al rifugio Monte Torla.
Giro a destra e arrivo alla contrada Zocco, da qui inizia uno sterrato molto impegnativo e con pendenze importanti, la strada non è lunga, meno di due chilometri abbastanza difficili, i meno allenati o non abituati al fuoristrada saranno costretti in più punti a scendere dalla bicicletta e camminare fra i sassi cosa non ideale per chi usa scarpini con attacchi road. Rifugio Monte Torla oltre 1300 metri di quota è stato ristrutturato da poco, molto bello con parecchi tavoli all’esterno per una pausa pranzo in tranquillità.
Scendo piano per lo sterrato che a tratti è protetto da un parapetto in legno dentro un boschetto di faggi e ritorno al bivio dove precedentemente avevo girato riprendendo la strada in discesa che mi fa uscire in località Bernardi sopra selva di Progno.
Mi aspetta un’ascesa di oltre 1100 metri per arrivare alla vetta più alta di oggi. Paradiso e Faggioni due località che trovo sulla strada prima di arrivare a Giazza frazione del comune di Selva di Progno.
Giazza è un borgo molto bello con poco più di cento abitanti, unica località facente parte degli antichi tredici comuni che ancora si parla il cimbro, il borgo è incastonato fra due torrenti, il Frasenelle a destra e il Revolto a sinistra che confluiscono formando il Progno d’Illasi, da qui il nome della vallata stessa, un borgo di montagna molto piccolo quanto bello dove mi fermo per qualche foto.
Da Giazza seguo la via in salita che corre per un bel tratto all’interno di un’abetaia con a fianco il Revolto, mi fermo per fotografare alcune cascate che si trovano a bordo strada. Il fondo stradale e buono sulla destra vedo il rifugio Boschetto e poco dopo il rifugio Revolto chiusi entrambi, mi trovo al confine fra Veneto e Trentino.
Cambia la strada, una sbarra blocca il traffico veicolare ma c’è un tornello dove pedoni e ciclisti possono accedere, sei chilometri di strada sterrata larga e ben tenuta per arrivare al rifugio Duilio Scalorbi, dall’inizio dello sterrato lascio la Lessinia per entrare nella "Riserva Naturale Guidata di Campobrun".
Prime importanti chiazze di neve a bordo strada, preoccupante, la strada uscendo dal bosco diventa sempre più occupata dai cumuli di neve che mi fanno avvicinare al bordo strada non protetto con vista dirupo, sempre più preoccupante. Senza mai scendere dalla bike arrivo al rifugio Pertica che trovo aperto, qui i profumi mi mettono in crisi, all’ora attuale non so se proseguire o fermarmi per una pausa pranzo in quota, si va avanti.
Il cielo sta diventando scuro, il meteo a valle non dava maltempo ma chi va di montagna sa bene che in quota i temporali vanno e vengono in un battere d’ali di farfalla. Proseguo, sono costretto a superare a piedi sempre più zone innevate che occupano la carreggiata, neve macera che al passare infossa ruote e piedi fino alla caviglia.
L’indicazione dal contachilometri dice che manca un chilometro all’arrivo ed in lontananza vedo il rifugio, la strada è diventata impraticabile, il cielo sempre più nero. Piedi bagnati stanco di spingere la bicicletta mi fermo a cento metri dal rifugio che fra l’altro è pure chiuso, pazienza. La foto ricordo e poi si inizia a spingere la bicicletta nel ritorno, porcaccia la miseria inizia a piovere, passando con le ruote sulla neve sopra il solco creato all’andata la spinta diventa più agevole e riesco a saltare la zona innevata abbastanza velocemente e dopo due tornanti riesco a ripararmi sotto una galleria che avevo passato all’andata, l’attesa che lo scroscio d’acqua diminuisca è di pochi minuti.
Classico temporale di primavera tuoni compresi, il cielo è ancora scuro e tuonante ma piove poco, la ripartenza veloce dalla galleria per arrivare al rifugio Pertica più a valle di un chilometro e mezzo. Una pioggia battente ha ripreso a scendere così decido di fermarmi al rifugio, metto la bici al riparo sotto una tettoia ed entro nel locale dove trovo la stufa a legna che arde alla grande, gradita come la manna, sono solo così chiedo alla proprietaria se c’è la possibilità di mangiare qualcosa, un cenno di assenso il che mi sistema in un’altra stanza vicino ad un’altra stufa che riscaldava ancora più di quella all’ingresso, tolgo le scarpe bagnate appoggiandole alla stufa e nel frattempo che aspettavo da mangiare mi sono ben riscaldato piedi e mani.
Mangio con gusto dalla ciotola di ceramica un saporito minestrone bollente ricoperto di parmigiano, dieci minuti di relax, le nubi scure lasciano il posto al sole così pago, ringrazio la gentilissima proprietaria e riparto, due chilometri di sterrato e poi passo il tornello per ritornare a pedalare sull’asfalto.
Traffico inesistente fino a Selva d. Progno dove prendo la ciclabile che passa per Sant’Andrea e nella località di Cà del Diavolo entro in provinciale. Un drittone in leggera discesa passando per Badia Calavena e Tregnago che passo per il centro. Dopo Cellore giro per Cazzano di Tramigna ultimi quattro chilometri di salita e poi discesa sino al parcheggio di Montecchia.
Oggi è stata una bella avventura, nella salita verso il rifugio prima che piovesse mi sono soffermato a guardare dei panorami mozzafiato, sono posti che restano impressi e che viene la voglia di tornarci ancora, le fotografie lasciano qualche ricordo ma nulla al confronto di quello ci si trova dinanzi in quei luoghi.
Distanza 103 km. - Dislivello 3070 m. - Link percorso