Mare e monti, ricciola e porcini

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  • 26/07/2021
  • Antonio Corte
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“Oh Taro compagno di viaggio, tu al contrario nella mia via magro e lento scorri, cavalcar ti lasci destrorso o mancino in più momenti, presi ti ebbi in quel di Borgo per lasciarti e vederti nascer fiume nel cuor della Santa Maria”

Bando alle ciance, lasciamo la vena poetica per parlare di questo tour pazzesco, panorami meravigliosi, borghi fantastici, strade con poco traffico e soprattutto una incredibile avventura fortunatamente finita bene.

Campiano La via per il castello.JPG

Parto da Borgo Val di Taro nota località degli appennini che dividono l’Emilia dalla Liguria e richiamandomi all’ode che ho dedicato al fiume corro a fianco ad esso per ben trentasei chilometri passando per Compiano poco più di 500 m. di altitudine, sicuramente il più bel borgo del parmense e considerato uno dei più bei borghi d’Italia, in bicicletta si riesce entrare nei vicoli, passo sotto l’arcata, qui è tutto medioevo, salgo per la stradina di ciottoli al castello dove al mattino ancora non ci sta nessuno, veramente bello.

Campiano Castello.JPG

Scendo dalla collina di Compiano passo il Taro tenendolo alla mia destra su una strada che leggermente continua a salire, a Piane di Carniglia entro in SP3 e dopo sei chilometri giro a sinistra sulla strada con indicazione Foppiano, poco più di un chilometro per arrivare su un altipiano a 628 m. slm, un piccolo nucleo abitativo tutto costruito in pietra arenaria oggi non più abitato, fantastico e spettrale nello stesso tempo, intimorisce non poco entrarci dentro.

Foppiano Ingresso al borgo.JPG

Il fiume mi resta vicino fino al paese di Santa Maria del Taro dove da torrente unendosi al Tarola diventa un importante corso d’acqua dell’Appennino. La salita è dolce, la carreggiata sempre all’ombra è ben asfaltata e la temperatura ottimale per pedalare. Passo del Bocco 956 m. prima cima di oggi, con la discesa passo Montemoggio, Isola di Borgonovo, Isola di Vignola, Prati di Mezzanego, Terrarossa e San Pietro di Sturla praticamente mi trovo a sei chilometri da Chiavari.

Chiavari Piazza Mazzini.JPG

Il centro di Chiavari è pedalabile poi avvicinandomi a Piazza Mazzini inizio trovare divieti anche per le biciclette in parte oscurati, procedo lentamente seduto sul palo della bicicletta spingendomi con il piede fino alla piazza centrale, il mercato della frutta del sabato, molta la gente che acquista nelle bancarelle qualche scatto e poi esco passo davanti alla Basilica di Nostra Signora dell’Orto con di fronte la statua di Vittorio Emanuele II.

Chiavari Basilica di Nostra Signora dell’Orto.JPG

Corro sul lungomare passando il fiume Entella ed arrivo a Lavagna, la ciclabile che collega Chiavari a Lavagna è larga e comoda sia per pedoni che per le biciclette. Lavagna è molto bella, molte persone nel piccolo centro città, giro veloce per le vie, Via Cavour poi un piccolo tratto di Vico del Borgo e poi via Roma sino a Piazza Marconi con il suo colonnato che quasi si collega con la Basilica di Santo Stefano.

Lavagna Basilica di Santo Stefano.JPG

Giro attorno alla chiesa su uno stretto ciottolato per poi ritornare su strada. La strada scorre sopra alle spiagge di Lavagna, da via Tedisio e poi da via Tigula è proprio un gran vedere, sebbene oggi il cielo sia velato, nella mia destra i panorami sono incantevoli.

Lavagna Panorama2.JPG

Appena passato la chiesa della Santissima Concezione entro nella SS1, l’Aurelia, meno di due chilometri di traffico sostenuto e poi giro su via Vittorio Veneto che mi porta a Sestri Levante. Capisco il perché di così tanta gente qui a Sestri, questa cittadina è una bomboniera, difficile non innamorarsi, un piccolo centro gremito di persone al punto che quasi non riesco a districarmi con la bike.

Sestri Levante Baia vista destra.JPG

Con pazienza arrivo alla spiaggetta del golfo, un incanto, le persone a mare altre al sole alcune nei tavolini dei bar che arrivano quasi all’acqua si stanno godendo la bellissima giornata estiva. Foto e via, costeggio il golfo su una stradina in salita che porta sotto la scalinata della chiesa dell’Immacolata, da qui riesco fotografare tutta la baia.

Sestri Levante Golfo.JPG

Torno in Aurelia pochi metri con il traffico perché a Riva Trigoso c’è l’intersezione con la strada delle Gallerie che porta a Moneglia e Devia Marina, vietata alle biciclette e pedoni è utilizzabile dalle vetture e altri veicoli pertanto convoglia il grosso del traffico turistico, io resto in SS1 che da qui in poi rimane praticamente sgombera, una statale quasi tutta per me, deo gratias.

Moneglia Panorama2.JPG

Dalle alture vedo la costa di Moneglia, venti chilometri di corsa con nel mezzo il passo del Bracco 612 m. e la pausa fast food. 27° al sole, la brezza che arriva dal mare e ricaricato dal paninone con birra posso ripartire, prossimo paesino Mattarana, per entrare in paese lascio la SS1 e pedalo all’interno del borgo a tratti in biciclette e altri a piedi per superare qualche scalino.

Carrodano Superiore Vicolo.JPG Mattarana Vicolo2.JPG

 Pure a Carrodano Superiore e Carrodano Borgo devo scendere dalla bike per superare qualche ostacolo ma credetemi mi trovo all’interno di borghi unici dove la quiete e la tranquillità ne fa padrona.

Brugnato Poesia al paese.JPG Cuccaro Viale finale.JPG

 Con la SP566dir passo il fiume Vara, la strada corre all’interno della Val di Vara arrivo a Brugnato altro bel borgo. La strada inizia a salire di nuovo costeggio il torrente Gravegnola per un poco fino ad arrivare a Rocchetta di Vara, con la SP32 arrivo al borgo di Suvero e poi salita ancora fino a Cuccaro e qui al centotrentesimo chilometro inizia l’avventura.

“E avventura sia”

Da Cuccaro al bivio Le Moglie corro sulla SP32 strada che tengo ignorando il cartello di strada chiusa, premessa, altre volte sono passato dove la cartellonistica dava strada chiusa, logico le macchine non passano ma sebbene l’occupazione della carreggiata sia parzialmente ostruita da frane, sbarre o altri ostacoli con la bike son sempre passato senza problemi, fino ad oggi.

Ho scritto e riscritto più volte questa traccia, Komoot non mi lascia tracciare il tratto di strada che voglio fare il che mi innervosisce assai, inizio a percorrere la SP32 con Google Maps e vedo che in teoria, tranne una sbarra, non dovrebbero sussistere problemi gravi così prendo la decisione di proseguire. Un chilometro e mezzo ed arrivo al punto critico, la strada non esiste più, franata del tutto, una voragine, giro la bicicletta e torno al bivio.

La traccia di riserva mi porta su uno sterrato leggermente in salita largo e facile, dopo un paio di chilometri sopra al crinale il gps mi fa deviare a sinistra giù su un sentiero più adatto ad una MTB che ad una gravel, la via è in discesa e la bicicletta scorre fino ad arrivare su un piccolo ruscello quasi asciutto che lo strumento con audio suadente mi suggerisce di passarlo e proseguire.

Avventura ..... Il ruscello.JPG Avventura .... Ultima traccia.JPG

Il percorso scema, si ferma di colpo mentre il telefono chiaccherone mi dice che per rientrare nella via giusta devo salire di dieci metri da dove ero stazionato, suvvia mi dico, cosa sono dieci metri con la bicicletta da trenta chili da spingere su una salita nel bel mezzo del bosco. Maledetto gps mi ha fatto girare attorno per un’ora nel bel mezzo della faggieta e i metri fatti non sono più dieci ma molti e molti di più, a questo punto cerco una sorta di sentiero anche piccolo ma calpestabile che mi possa far tornare dal punto di partenza ma quando penso di averlo trovato tutto cambia, quello che credo sia un pianale coperto da foglie non è altro che un mucchio di fogliame appoggiato sulla discesa ripida.

Primo scivolone cinque metri sotto, mi alzo resto in equilibrio qualche secondo e nemmeno il tempo di mettere in piedi la bicicletta giù di nuovo. Dopo essere sceso per più di una cinquantina di metri con ripetute scivolate sono riuscito a bloccarmi, una decina di minuti per rendermi conto della situazione e mettere in sicurezza la bicicletta appoggiandola ad un faggio, la situazione è critica, posizione di stallo se mi muovo con la bicicletta scivolo ancora.

A questo punto ho due possibilità, abbandono la bicicletta e risalgo a piedi l'irta boschiva per poi chiamare i soccorsi che mi portino alla prima stazione e "adieu vélo" o chiamare i soccorsi li sul posto e vedere il da farsi, opto per la seconda, nel tastierino del telefono compongo il 112 la risposta è immediata, ho fatto la cosa più sensata da quando sono sceso da quel maledetto sentiero.

Aspetto che la centrale dei Carabinieri mi mettano in contatto con i Vigili del Fuoco nel mentre inizio ad insultarmi a voce alta, purtroppo nessuno poteva ascoltarmi.

Pronto Vigili del Fuoco di Brugnato di che cosa ha bisogno? Già la risposta mi mette serenità. Paolo al telefono mi chiede se sono ferito e la posizione in cui mi trovo, invio le coordinate e spiego a grandi linee come io fossi arrivato sino li, dopo circa un’ora arriva la squadra di soccorso, Angelo è il primo della squadra che mi avvicina e mi chiede lo stato di salute mentre gli altri aspettano istruzioni cinquanta metri sopra, gli confermo che tutto sommato sto bene e che non sono ferito, dopo essersi accertato della mia risposta in due minuti decide il da farsi e mi dice "allontanati dalla bicicletta" la prende e se la carica in spalla, azzarola inizia a salire con il carico in mezzo al fogliame dove io a fatica riesco salire a quattro zampe, pazzesco, da cinema, sono veramente persone fuori dalla norma. Raggiungiamo la squadra, la bicicletta adesso si può spingere in salita attraverso il sentiero che prima avevo disceso fino ad arrivare al pianale della sterrata. Hanno fatto un gran lavoro, fisicamente non sto male, qualche escoriazione alle gambe ed un piccolo stiramento al collaterale mediale del ginocchio che per ora non mi dà fastidio, mi chiedono cosa voglio fare e sincerandoli sul mio stato di forma decido di andare avanti. Persone magnifiche, cordiali e gentili, li ringrazio e saluto prima di iniare la discesa sterrata che mi hanno consigliato. Tornare con loro in caserma sarebbe stato tornare indietro, praticamente voleva dire restare fuori casa per la notte.

Brutta la discesa molti sassi e buche per due chilometri, forse più. Benedetto asfalto, appena ci passo sopra mi si illuminano gli occhi rifaccio la traccia ed inizio a pedalare, salita e discesa altri piccoli paesini Lorenzana, Popetto, Pieve, Rivazzo, Canossa e Ponte di Magra fino ad arrivare a Villafranca in Lunigiana. La luce del giorno inizia a calare, ad un signore appena sceso da un’auto chiedo quanto manca per arrivare a Pontremoli, da questa località devo fare ancora trentatré chilometri ed il Passo del Brattello 950 m. di quota. Con la batteria ad una sola tacca ed i fari accesi impossibile arrivarci per giunta nel pedalare il ginocchio inizia a farsi sentire. Finalmente alle 21:30 arrivo a Pontremoli, la luna illumina bene la strada, appena entrato in paese sulla destra trovo la stazione ferroviaria dove vedo parcheggiati tre bus mi fermo e uno di questi parte alle 21:55 per Borgo Val di Taro, mio. Due euro e sessanta il biglietto, i soldi meglio spesi degli ultimi mesi. Nel bus il ginocchio non riesco più a piegarlo dal male, alle 23:15 arrivo al parcheggio della stazione che fortunatamente è lo stesso dove avevo lasciato l’auto al mattino.

Un panino in autostrada con una sosta di un’ora per dormire, arrivo a casa alle 3:30 di domenica. Le località dove sono passato e fotografato sono state meravigliose, l'assurdo è che ho seguito la traccia gps del telefono quando a disposizione ho l'Oregon della Garmin, uno strumento nato appositamente per chi va di montagna e alpinismo, averci pensato forse non sarei nemmeno entrato in quel bosco.

Nonostante tutto questa esperienza non è stata del tutto negativa, ho conosciuto, visto e ammirato incredulo persone che con la loro professionalità, gentilezza e cordialità ti fanno sentire sempre sicuro in qualsiasi momento o situazione ci si possa trovare, un plauso a tutta la caserma dei Vigili del Fuoco di Brugnato, un ringraziamento particolare ad Angelo e la sua squadra ed a Paolo al centralino che riesce a trasmettere serenità e sicurezza a chi sta dall'altra parte del telefono.

Questa esperienza insegna che andar per boschi che non si conoscono è sempre difficile ma diventa impossibile andarci con un carico ingombrante da trenta chili da portarsi appresso. Quando si va in bicicletta non ha importanza se la via è brutta, rotta, sporca o più lunga, importante è sempre viaggiare su una strada sicura.

Distanza km. 194 – Dislivello 4040 m. – Link percorso (Originale fedele alla narrazione finito a Pontremoli km. 183 - Dislivello 3284 m.)

Distanza km. 187 – Dislivello 3870 m. – Link percorso (Corretto e migliorato nella parte finale da testare)