È risaputo che per alcuni uomini è sempre stato forte il desiderio di volare e riuscire ad alzarsi in volo libero come un uccello. Purtroppo non avendo l’uomo appendici laterali tali da sostenere il peso del proprio corpo non ha la possibilità di fare questo, oggi io e credo di non essere stato il solo, di essere riuscito a farlo senza alchimie strane, sotterfugi e senza ali.
Un martedì 22 dicembre differente dagli altri giorni per noi cinque, alle 9,20 ci siamo trovati presso l’ingresso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza per essere presenti all’appuntamento concordato con una gentilissima signora del Team for Children. Qualche minuto di ritardo da parte nostra ha fatto sì che all’ingresso l’accompagnatrice nonché volontaria (come quasi tutti gli operatori in questo ambiente) del TFC ci stava già aspettando per iniziare la visita del reparto (se così si può definire) nato da qualche mese qui a Vicenza che ospita in accordo e collaborazione con l’ospedale di Padova i bambini e ragazzi con problematiche oncologiche di vario genere, un ambiente questo che sembra più ad una scuola che ad un ospedale vero e proprio dove persone molto professionali e super qualificate seguono per curare con pazienza e soprattutto con tanto amore bambini e ragazzi ammalati. Dopo una breve ma esaudiente spiegazione abbiamo trovato in una delle due camere accudito dalla mamma un ragazzo di quindici anni appassionato di calcio e dopo aver fatto qualche chiacchiera assieme abbiamo lasciato come ricordo un libretto e qualche cioccolatino.
I cioccolatini che sicuramente hanno rallegrato il vivace bimbo di quattro anni che all’inizio quando siamo entrati nella camera dei bambini piccoli si è un po’ impaurito ma rassicurato dalla mamma e dopo aver preso il sacchettino dei cioccolatini ha aperto subito il pacchetto con il libricino pieno di immagini e ha iniziato a muoversi pieno di energia nel lettino, ad essere sincero la vista del bambino nel letto con la mascherina indossata e la mancanza di capelli mi ha un po’ offuscato la vista sicuramente per la troppa umidità che iniziava ad accumularsi nei miei occhi.
Fra le due visite abbiamo fatto conoscenza con la dottoressa che segue questi ragazzi e con il primario del reparto un signore gentile che con premura e con il sorriso in volto ci ha raccontato in linea di massima come funziona la struttura e cosa comporta il loro lavoro. È stato un gran piacere consegnargli la nostra maglia associativa con la promessa in primavera di regalargli la nuova maglia con la stampa del logo del TFC.
Prima di uscire dalla porta automatica dell’ingresso siamo riusciti a consegnare ad una bambina minuta di quattro anni il piccolo dono a lei riservato e prima di lasciarci ci ha fatto un grandissimo regalo, mi sono avvicinato e lei iniziando con vocina flebile e timorosa per poi urlare alla fine ha detto “uno, due, tre, buonnn Nataleeeeee”.
Uscito dall’ospedale le emozioni erano molteplici non capivo se dovevo essere felice della fortuna ricevuta per non aver mai incontrato questo tipo di problematiche nella vita trascorsa o se dovevo essere triste per le situazioni che avevo visto poco prima, una cosa è certa, quando l’emozione lascia lo spazio alla ragione capisci che c’è ancora molto da fare ed è quello che in prima persona e spero con tutta la partecipazione di Cycling 3e60 ho intenzione di fare con continuità.
“Poter volare” sensazione che oggi ho provato, il camminare sospeso trenta centimetri sopra la strada, leggero, felice di quello che ho fatto e da buon randonneur impegnato ad affrontare questo progetto come una lunga ed interminabile corsa in bicicletta.